1 Marzo 2016

Gnomonica

gnomonica

INTRODUZIONE ALLA GNOMONICA – L’ etimologia del termine Gnomonica proviene dal greco: gnùmon significa indicatore. Ad essere tecnicamente corretti negli orologi solari lo gnomone è quella parte dell’ombra, sia essa prodotta da uno stilo, dallo spigolo di un manufatto o da qualsiasi altro oggetto, che indica il valore orario e stagionale sul quadrante. L’uso più comune del termine lo associa invece all’oggetto stesso che produce l’ombra, che tecnicamente invece si chiama corpo gnomonico. La gnomonica sfrutta le leggi di meccanica celeste del Sole e della Terra; è strettamente dipendente e collegata alla matematica, alla geometria e alla trigonometria, delle quali si serve per la progettazione e la realizzazione degli strumenti. Sin dai tempi più remoti, quando l’uomo ha cominciato a rendersi conto che giorno e notte presentavano un andamento ripetitivo e ciclico, ha sentito l’esigenza di misurare questo fenomeno, soprattutto per applicazioni pratiche, legate alle attività quotidiane. L’ombra di un tronco d’albero che si spostava con il passare delle ore era strettamente legata al movimento del sole in cielo, quindi questa ombra poteva servire come indicatore di un ciclo quotidiano. Gli astronomi Assiri, Babilonesi, Arabi e Greci raggiunsero livelli di studio della meccanica del sole veramente stupefacente per i mezzi di cui disponevano, ma l’uomo comune non si appropriò della concezione dei valori orari fino a quando qualcuno fu in grado di dargliene notizia con costanza. Il merito di questo in Europa va ai monaci Benedettini i quali avevano l’esigenza di controllare il tempo per l’esercizio delle pratiche liturgiche così come descritte nelle Sacre Scritture e nei Vangeli. Per questo utilizzavano soprattutto meridiane solari e, quando mancava il sole, orologi ad acqua, alquanto imprecisi nei lunghi periodi. Il rintocco delle campane di abbazie e monasteri, oltre a richiamare i confratelli alle pratiche religiose e di lavoro della giornata, dava notizia dell’ora alla popolazione sparsa nelle campagne, anche a notevoli distanze. Gli orologi solari si diffusero sempre più anche in ambienti laici e ingegnosi artigiani medievali elaborarono strumenti domestici e portatili. Un parziale declino degli orologi solari si ebbe quando si diffusero gli orologi meccanici da torre di cui si dotarono ben presto tutte le maggiori località, i quali oltre ad essere di più immediata e facile lettura, funzionavano anche di notte e in assenza di sole. In ogni caso fino al XVIII secolo la meridiana continua a godere di una discreta diffusione soprattutto su edifici religiosi e di prestigio. Dalla metà dell’800, con l’invenzione del telegrafo, lo sviluppo della rete ferroviaria e l’instaurazione dei fusi orari, ormai indispensabili per unificare l’ora in tutte le zone di medesima longitudine, gli orologi solari cominciarono ad essere relegati nei musei e quelli all’esterno a subire i deperimenti di incuria e mancata manutenzione. Da alcuni decenni la necessità avvertita dall’Uomo moderno di riappropriarsi di ritmi di vita meno frenetici ha fornito un contributo non indifferente alla riscoperta degli orologi solari, sia con nuove realizzazioni che con il restauro di antichi esemplari. Da diverso tempo le meridiane vengono prese in seria considerazione da architetti e progettisti, come eleganti elementi di arredo urbano per parchi, piazze ed edifici pubblici e come elaborata decorazione delle abitazioni private. Anche se la loro funzione principale è obsoleta, conservano un ruolo importante nella didattica mostrando all’osservatore molte informazioni astronomiche e una notevole valenza decorativa, spesso artistica, in grado di rendere viva e calda una vuota parete. Risulta comunque preoccupante negli ultimi trent’anni il constatare come artigiani di provata capacità, in grado di ottenere un buon risultato pittorico, ma ignorando che il quadrante Ë disegnato prima dal Sole attraverso proiezioni gnomoniche, costruiscono pseudo-meridiane, spesso carpendo la fiducia del committente convinto di abbellire la propria casa con il più antico ed affascinante marcatempo. Eí sempre necessario quindi, sia negli interventi restaurativi sia nelle nuove realizzazioni, affidarsi alla figura dello gnomonista in grado, se non di effettuare il lavoro, di dare preziosi suggerimenti tecnici. Non è lo scopo di queste pagine fornire nozioni su metodi e parametri di calcolo, sui principi costruttivi degli orologi solari e sulle procedure di realizzazione, sulla storia della gnomonica, glossari scientifici e quant’altro di cui esiste già una vasta letteratura. Chi vorrà approfondire le sue conoscenze, potrà trovare molto materiale sia in testi specializzati, che nelle pagine di siti facilmente individuabili. Molte di queste realizzazioni, fra le quali le più originali hanno ricevuto i complimenti e il riconoscimento di gnomonisti molto più autorevoli del sottoscritto.
Mario Magi